Sono come sono, e va bene così
Questa settimana, tra zone colorate più o meno variamente, e
con la seconda ondata sempre più diffusa, abbiamo finalmente raggiunto un
obiettivo che non pareva più tanto a portata di mano, tanto da avere provocato
anche accuse di inopportunità per il momento (e chi parla di inopportunità
farebbe bene a ricordare quanto sia stata rinviata questa approvazione, e
quanto strumentalmente…); in parlamento è stata approvata la legge di contrasto all'omofobia, transfobia, misoginia!
Tra le altre misure, è stata istituita per le scuole la
giornata del 17 maggio (recependo ciò che viene fatto dal 2004 in tutti gli
altri paesi, a seguito dell’istituzione da parte dell’Onu) come occasione anche
in Italia per poter finalmente parlare di orientamenti sessuali e di rispetto.
Proviamo un momento a pensare: quante volte, nelle classi,
vediamo quotidianamente insultare un compagno o una compagna? Quante volte
vediamo i ragazzi riprodurre il modello violentemente maschilista che vivono a
casa, basato sulla sopraffazione come unico elemento di forza nei rapporti?
Quante volte sentiamo brandire come un’arma una normalità presunta che non è
altro che quella maggioritaria, ma non è mai stata e non sarà l’unica
normalità: è arrivato il momento di dire una volta per tutte che nessuno
contesta la normalità del modello prevalente
eterosessuale/cattolico/matrimoniale, ma non si può più negare che anche gli
altri modelli, che esistono dall’epoca delle prime civilizzazioni (sarà bene
ricordarlo) sono anche loro normali, e non storture da correggere. E’ compito
nostro, specie di chi come noi si trova davanti ragazze e ragazzi nell’epoca
della definizione dell’identità sessuale, fare in modo di far sentire che in
amore tutto è lecito, tranne ciò che si basa sulla violenza: è compito nostro
riuscire a fare in modo che ogni ragazza
o ragazzo che senta un’attrazione diversa dal modello prevalente, possa avere
serenità tale da poter dire alla propria famiglia: sono come sono, e va bene
così!
A questo proposito ci viene in mente un'attività fatta con i nostri ragazzi e ragazze qualche anno fa, proprio sull'identità. Ognuno di loro doveva rappresentarsi come un'imbarcazione, spiegandone il perché.
Il passaggio successivo era quello di inserire nel disegno chi o cosa rappresentasse la scialuppa di salvataggio, chi o cosa la mareggiata, chi o cosa il porto. Questo fu il pretesto per parlare di sé stessi, e non solo, ma anche di quali fossero i propri punti di riferimento e quelle che invece erano motivo di turbamento e insicurezza.
Crediamo che sia nostro compito quello di far sentire tutti ma proprio tutti, al sicuro nelle nostre aule, percependo la scuola come luogo nel quale ognuno possa esprimersi e sentirsi cio che è!
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