Andare verso non è questione di abbracci; è questione di esempio, di voglia, di disposizione.
Come abbiamo detto più volte, il docente è una guida, che mostra territori a lei/lui già conosciuti a bambini e ragazzi, per dargli modo di ripercorrerli anche da soli, successivamente.
In molte regioni, questa settimana è stata quella del ritorno in presenza, sebbene per noi della Campania sia stato in forza di una sentenza del Tar, e non certo per specifico sforzo organizzativo dell'amministrazione regionale, che anzi ha preferito lasciare alle singole scuole la responsabilità di organizzare modi e tempi affidando a delle "raccomandazioni" quelle che invece speravamo fosse un piano organico e condiviso
Siamo tornati, dicevamo, pieni di voglia di rivedere dal vivo gli occhi dei nostri ragazzi, pieni di voglia di ascoltare quello che hanno da esprimere, generazione Z che nonostante sia indicata con l'ultima lettera dell'alfabeto, è la prima a dover crescere non solo inventandosi il futuro, ma a dover lottare anche per un presente non troppo angosciato; e per noi adulti? che scuola pensavamo di ritrovare? che dialogo volevamo riprendere? che ruolo volevamo darci? non siamo stati tutti contenti, di tornare fuori, in aule improvvisamente pericolose come potenziale quotidiano, e non più episodico..però siamo guide, e sebbene ovviamente anche per noi sia la prima volta che "esploriamo" una pandemia, non è certo ignoto, specie per noi del Sud, il compito di continuare lo stesso, come durante il terremoto, adattando alle circostanze orari, abitudini, comodità...
Certo, ci ha messo tristezza la voglia di molti di iniziare, come tanti in questo Paese fermo con le quattro frecce, convinto che basti dare segnale apparente per giustificare la propria pigrizia, da una proibizione: per molti, la cosa importante è stata vietare ai ragazzi la pausa di merenda, chiedendo prima di tutto di rinunciare a qualcosa, come se non stessero già rinunciando quasi a tutto, in questi mesi; abbiamo pensato che in nome della sicurezza potevamo senza problemi dire ai ragazzi: state con noi per cinque ore di seguito, ma senza mangiare mai...come se a noi prima di accoglierci in doppi turni nelle scuole rimaste integre ci avessero chiesto di venire digiuni, o come se nell'affrontare un cammino, fosse la proibizione di fare pause lungo il tragitto la cosa più importante da chiarire...
Poi però siamo entrati in classe, e abbiamo trovato ragazzi sorridenti, ragazzi spaventati, ragazzi tristi, e ci siamo riuniti, abbiamo parlato, cercato di aprire di nuovo le porte, provato a fargli tirare fuori quei pesi che hanno, ma a volte non sanno come dirlo, abbiamo provato a spiegargli che a volte, è bello anche piangere, insieme, perchè gli amici condividono tutto, mica solo le risate, e si rafforzano scambiandosi racconti, modi, nuove famiglie, perchè per i ragazzi la famiglia non è solo questione di sangue, ma di esperienze comuni, di età vicine, di voglie simili, o diverse, da esplorare l'un l'altro... Abbiamo trovato la vita, che pulsa ancora, e non sarà mica qualche divieto a fermare la loro voglia di tornare a camminare insieme