giovedì 26 novembre 2020

Mille e più di mille!

 

All’inizio di ottobre, abbiamo pensato di iniziare a mettere in rete i nostri pensieri; lo abbiamo fatto sia perché così avremmo potuto mantenere più facilmente il nostro dialogo quotidiano (io (Riccardo) ho cambiato scuola, come sapete), e perché condividere, per noi, rimane la fonte della vera gioia; potete immaginare quindi che vedere in poco meno di due mesi arrivare le visualizzazioni dei nostri post oltre quota mille ci colpisce e rende felici! Direte voi: “vabbè ma sono i vostri amici e parenti che visualizzano più volte al giorno, e fanno salire il conteggio”, oppure che siamo stati capaci di promuovere (stile la bestia) il nostro blog con chissà quali trucchi da internauta… la verità è che il massimo della promozione che siamo riusciti a fare è condividere i post sui rispettivi stati di whatsapp, e se pure amici e parenti avessero avuto tempo da perdere, li ringraziamo comunque! In effetti pensiamo piuttosto che il fatto di essere costretti per buona parte delle nostre giornate in casa, accresce la curiosità per messaggi di speranza e positività come quelli che ci sforziamo di diffondere: la cosa assolutamente misteriosa e divertente rimane di capire chi siano i lettori del Canada, degli Usa, degli Emirati Arabi Uniti, della Germania, della Russia, che secondo le statistiche di google analytics ci seguono….

Insomma, chiunque siano, noi ci stiamo divertendo e speriamo di continuare a dialogare con voi, pure se foste venti…pensieri positivi attivano soluzioni, propongono idee, massaggiano coscienze…


 

mercoledì 25 novembre 2020

Sperimento un sentimento

 

Sperimento un sentimento

In questi giorni, in tutte le scuole girano bozze e curricoli verticali dedicati alla nuova modalità decisa per l’educazione civica; non poche, tra le scuole, approfittano di questa possibilità per poter introdurre qualcosa che in tanti chiediamo da tanti anni: spazio dedicato all’educazione all’affettività. Se è vero come è vero che in molte parti del Pianeta (specie nel mondo anglosassone) l’onda potente del metoo ha travolto tutto, e spesso si assiste un po’ sconcertati ad eccessi di politically correct, è altrettanto vero che nel nostro Paese continua invece ad imperare una cultura machista, che ha costretto a rinviare più volte una legge sacrosanta come quella (cosiddetta Zan, dal nome del relatore in Parlamento) di recente approvazione alla Camera, volta a punire adeguatamente i reati di misoginia, omofobia, transfobia. Praticamente ogni volta che con triste regolarità si verificano episodi di uccisione di donne da parte dei propri compagni o mariti, si leggono articoli davvero vergognosi nel loro voler comunque dipingere come persone perbene che hanno avuto un momento di follia uomini che sono tali solo dal punto di vista anagrafico.

Uno dei problemi che ci troviamo ad affrontare, è la cultura della tolleranza, particolarmente sviluppata anche in ambiti apparentemente progressisti: si parte dall’idea sicuramente in buona fede, di improntare alla tolleranza reciproca, in nome della pacifica convivenza. Per molti di noi, invece, dovremmo cominciare a lavorare per affermare, in tutti i campi, una cultura del rispetto. Nelle nostre scuole abbiamo in questi anni proposto un testo (un tema) che aveva questa traccia: La tolleranza è una forma di complicità (io tollero le tue mancanze perché tu non mi chieda delle mie); il rispetto è una forma di incontro: ti tendo la mano così come sono, e aspetto che tenda la tua, così come sei; nella stretta delle nostre mani sta la sostanza della convivenza. Siete d’accordo con questa affermazione, e cosa pensate sia più necessario, nella società di oggi, la tolleranza o il rispetto? Spiegate in un testo argomentativo cosa ne pensate

Pensiamo che l’educazione alla differenza debba infatti partire dal rispetto, e non dalla tolleranza, che implica comunque una forma di superiorità non esplicitata. Se invece partiamo ad esempio dal fatto che bisogna dare rispetto alle ragazze ed alle donne, avremo una possibilità diversa, davvero paritaria, di rapporto, non più improntato sulla sopraffazione, ma come dovrebbe essere, sulla curiosità.

Uno dei principali problemi con cui dobbiamo fare i conti, nelle classi, è la sostanziale vergogna dei sentimenti da parte dei maschi, che non si esaurisce solo nel classico “i veri maschi non piangono”, e fa il paio con la femminilizzazione estrema, il sentimentalismo portato all’eccesso che blocca tante ragazze in uno stereotipo bambolina. Il nostro lavoro deve aiutare le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi ad esplorare quello che sente, guardarlo, affrontarlo se necessario, ma non reprimerlo, per costruire individui realmente autonomi e compiuti, che non abbiano paure da affrontare, ma sentimenti da condividere

Un’altra attività svolta in classe che ha avuto un notevole successo, è partita dalla visione dello splendido spot realizzato da una casa automobilistica in Spagna qualche anno fa, come spot di Natale: la demolizione dello stereotipo per il quale alla ragazze siano riservate la bambole e ai ragazzi le macchine, e guai a mischiare le due cose, è risultata, nella sua semplicità, molto efficace tra i ragazzi, che hanno visto con occhi diversi anche le compagne di banco con le quali fino al giorno prima non volevano sedere accanto

https://www.youtube.com/watch?v=V-siux-rWQM&list=WL&index=1&t=13s

oggi è la giornata internazionale di contrasto alla violenza contro le donne, e sentirsi liberi da ataviche gabbie di genere ha in questo giorno un valore ancora più alto: sperimentiamo sentimenti e sfumature di noi stessi, oggi e sempre, per avviarci verso il rispetto 


venerdì 20 novembre 2020

Hai diritti!

O
OGGI E' LA GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI PER L'INFANZIA E L'ADOLESCENZA
E' il giorno in cui, nel 1989, è  stata ratificata la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Convention on the Rights of the Child - CRC).

Spesso ragioniamo con i nostri ragazzi e ragazze di diritti, ma inaspettatamente non sono consapevoli di essere tutelati da essi, nonostante siano molto sensibili nei confronti dei loro coetanei che invece se li vedono calpestati e negati.

Uno strumento molto utile  per costruire un lavoro condiviso che crea relazioni nel gruppo classe, anche in didattica a distanza,  è  la creazione di un padlet.
Il padlet non è altro che una bacheca virtuale dove si scrivono post multimediali 
(contengono testo, disegni, audio, link, video..) condivisi che ben si prestano ad una restituzione immediata del lavoro degli studenti
Il nostro padlet "Ragioniamo di diritti" è stato preceduto da una lettura della CRC; ogni studente è stato invitato a scegliere 2 articoli che riteneva significativi, commentarli e "connetterli" con la propria esperienza di vita, scegliendo immagini, disegni che rappresentassero le loro emozioni.
Si è svelato un mondo di sentimenti, riflessioni, talvolta personali e dolorose, che però, come noi diciamo sempre, se condivise acquistano un peso e un valore diverso, più profondo e anche più risolutivo: in questi anni di collaborazione con Save the Children abbiamo visto come trattare i ragazzi come soggetti e non solo oggetti di diritti, oltre che di doveri, aiuta a farli diventare persone più consapevoli, più mature, più risolte
Se diamo ai ragazzi la possibilità di far sentire la propria voce, non stiamo abdicando al nostro ruolo: lo stiamo portando ad un livello superiore; di capi, forti della propria violenta affermazione della superiorità, i ragazzi ne vedranno tanti, per tutta la loro vita, ma di guide ne incontreranno poche, e li ricorderanno per sempre, con gratitudine e rimpianto... 
A noi la scelta: vogliamo comandarli, o guidarli?

https://padlet.com/danmel1774/gysj03wqr1b2fm8s




venerdì 13 novembre 2020

il superpotere della gentilezza

 

La gentilezza è rivoluzionaria? No, la gentilezza è il superpotere! E’ il mantello di Batman, la vista a raggi x di Superman, la ragnatela dell’Uomo Ragno, il martello di Thor…

Da tempo, siamo circondati da persone convinte che aggredire, e farlo per primi, sia la risposta. Siamo passati dall’egoismo prioritario del “Prima io!” all’egoismo assolutista del “Solo io!”

Contrapporre a tutta questa tossicità gesti e pensieri gentili non solo disorienta e quindi mette in una condizione di vantaggio, ma, molto spesso, conquista

Le persone di buona volontà, prima di tutto, si riconoscono tra di loro e si uniscono, naturalmente, per diffondere positività, e quindi, fin da subito, abbiamo pensato al manifesto della comunicazione non ostile come a una risorsa perfetta, perché se essere gentili costituisce una marcia in più, insegnare e seminare gentilezza costituisce una reale scommessa. La gentilezza spesso si sostanzia, più che nei modi, soprattutto nelle parole.

“le parole sono un ponte” è il quinto punto del Manifesto della comunicazione non ostile: scegliere con cura le parole da dire e a volte non dire, costituisce un ponte, una connessione tra noi e gli altri. Spesso, insieme ai nostri ragazzi abbiamo pensato, discusso e immaginato come gettare ponti, in che modo si riesca in questo delicato momento di evoluzione che è l’adolescenza, a crescere non solo ne rispetto di sé, ma anche in quello degli altri. Per questo l’idea del ponte ci è sempre piaciuta; congiunge su un piano di equilibrio: avete mai visto un ponte in discesa?

Consigli di lettura: La forza nascosta della gentilezza, di Cristina Milani

 https://paroleostili.it/manifesto/


Facciamo rumore

         Facciamo rumore , per ogni donna che muore facciamo rumore , perché morire a vent'anni è uno scandalo assoluto,  ma  anche aves...