domenica 11 ottobre 2020

 

Sono trascorse due settimane dall’ inizio della scuola e anche se viviamo in un contesto surreale, nel quale mascherine, distanziamento, disinfettante sembrano essere protagonisti, viviamo l’esatto contrario di quello che una scuola era e cioè rumorosa, allegra in cui lo stare vicini era parte del gioco.

Col passare dei giorni, e il crescere dei contagi, la sensazione per chi sta nelle scuole, è sempre più simile a quella di stare in una fortezza Bastiani, in attesa di un nemico, per lo più invisibile per natura.

Le incertezze sono continue e tutto quello che era scontato, immediato adesso non lo è, ma passa attraverso procedure incredibili che vanno dalla igienizzazione delle mani (per qualsiasi accidenti) alla misura della temperatura con isolamento per lieve malore, a dichiarazioni, autocertificazioni in caso di assenza.

E noi adulti come ci sentiamo? Come stiamo vivendo tutto questo? Abbiamo paura? Certo che ne abbiamo

Come facciamo ad essere bussole capaci di orientare, accompagnare, andare nella direzione giusta, nonostante la paura, l’incertezza e diciamola tutta, l’enorme senso di solitudine che sentiamo a volte morderci dentro?

Sicuramente non ci sono risposte che vadano bene per tutti, nella nostra personale esperienza crediamo però che fare gruppo, avere un’idea da portare avanti, a cui a volte aggrapparsi insieme, possa far bene, a noi e ai nostri ragazzi.

Per questo parlare di Comunità educante è in questo momento fondamentale, perché in ogni scuola di fronte alle difficoltà si tende a fare gruppo, cercando di fare della buona volontà il senso del proprio agire quotidiano.

Non importa in quanti si cominci, l’importante è che qualcuno abbia il coraggio di condividere anche le proprie fragilità, le proprie paure mettendole “al centro” senza vergogna. Mai come in questo momento non dobbiamo far finta, in primis con noi stessi, di essere supereroi, ma dobbiamo partire INSIEME, cercando di aprirci oltre le mura asfittiche della scuola, cercano il buono e il bello che c’è in questa scuola strana, diversa, surreale ma che pur sempre scuola è, e per questo cercheremo di tenercela stretta. 


Se coinvolgiamo i ragazzi, rendendo attiva la partecipazione, nelle decisioni che li riguardano, non sminuiamo la nostra funzione, né tanto meno perdiamo di autorevolezza, anzi: quando i ragazzi si sentono coinvolti, quando capiscono il reale interesse per loro, ci seguono con convinzione rafforzata, così come l’esercito francese seguiva Napoleone con spirito quasi invincibile, ma non pensava certo di ridimensionare il suo ruolo di stratega e guida.

 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Facciamo rumore

         Facciamo rumore , per ogni donna che muore facciamo rumore , perché morire a vent'anni è uno scandalo assoluto,  ma  anche aves...